Donna riceve per errore gli embrioni di altre: il giudice affida i neonati alle madri genetiche

Incredibile e molto triste la vicenda avvenuta in una clinica per la fertilità californiana: la donna ha dovuto "restituire" i figli nati da lei, visto che le erano stati impiantati per sbaglio gli embrioni di altre aspiranti madri.

Un’incredibile serie di errori ha causato una sofferenza terribile a tre diverse coppie americane, che si sono rivolte alla medesima clinica della fertilità per cercare un figlio attraverso la fecondazione assistita.

I fatti risalgono al 2018, quando una coppia di New York di origine coreana, AP e YZ, si è recata alla Cha Fertilinity Clinic, di proprietà di Joshua Berger e Simon Hong, nel Sud della California, per sottoporsi alla fecondazione artificiale; assieme a loro altre due donne, Anni Manukyan e una terza la cui identità è sconosciuta, erano presenti in clinica quel giorno per lo stesso motivo. A ciascuna di loro, però, sono stati impiantati gli embrioni sbagliati, ovvero quelli appartenenti ad altre donne.

AP, cui sono stati impiantati in tutto otto embrioni, è stata l’unica delle tre donne giunte in clinica quel giorno del 2018 a portare a termine la gravidanza, che invece si è interrotta per le altre due.

Le perplessità della coppia sono iniziate quando, anziché due bambini dai tratti asiatici, sono nati due gemelli dai tratti caucasici; nel frattempo, i coniugi Anni e Ashot Manukyan sono stati chiamati, non senza imbarazzo, dalla clinica stessa per sottoporsi a un test del DNA, per scoprire proprio che uno dei due figli partoriti da AP fosse in realtà l’embrione che doveva essere impiantato ad Anni, e che a sua volta l’embrione che era stato impiantato a lei fosse quello di una quarta donna. Lo stesso è accaduto con la terza donna, madre genetica dell’altro bambino nato da AP.

I Manukyan si sono così rivolti al tribunale di Brooklyn che, dopo appena sei settimane dal parto, ha imposto alla coppia di origine coreana di riconsegnare uno dei due fratellini alla famiglia genetica, nonostante le legittime resistenze della donna che lo ha portato in grembo per 9 mesi che, tra le altre cose, ha scritto al giudice

 Bacio i suoi piedini ogni giorno. Gli faccio il bagno. L’ho allattato al seno. Siamo i loro veri genitori e siamo noi quelli che vogliono stare con lui. Li amiamo, sono nostri e sono gemelli, non dovrebbero essere separati. Si coccolano l’uno con l’altro, dormono insieme ogni notte. Come potete separarli?

In aula, ovviamente, ci sono state lacrime e scene strazianti, ma alla fine il giudice ha stabilito che “Il DNA è DNA e la genetica gioca un ruolo importante in tutto, quindi il bambino appartiene ad Anni e Ashot”. Prima di poter avere il bambino, che hanno chiamato Alec, tuttavia, i coniugi Manukyan hanno dovuto consegnare a uno psichiatra le loro federe e una cassetta con la voce registrata di Anni, in modo che il piccolo potesse abituarsi a loro, al loro odore e alla voce della madre.

Alla fine, il piccolo è stato consegnato dalla famiglia di origine coreana ai Manukyan in una hall di hotel, assieme a vari regali per lui, tra cui due braccialetti d’oro, uno celebrativo dell’Anno del Maiale e un altro con una corona, e un anello decorato con minuscole scarpette da bambino.

“Vorrei che tu gli dessi questo, per sapere che viene da me”, sono state le parole che AP ha pronunciato alla signora Manukyan. Una settimana dopo aver dato ad Anni e Ashot Manukyan il loro bambino, AP e YZ hanno ceduto anche il “gemello” di Alec alla sua famiglia genetica, che ha voluto restare anonima, e hanno in seguito vinto la causa contro Joshua Berger, ricevendo come risarcimento una cifra non resa nota.

Anni Manukyan ha invece detto al Daily Mail di pregare ogni giorno per la donna che ha dato alla luce suo figlio: “Ha portato mio figlio per nove mesi, gli ha dato da mangiare, si è presa cura di lui, gli ha cambiato i pannolini. Sarebbe potuta finire diversamente. Prego per lei ogni giorno, è stata vittima tanto quanto me. È una signora adorabile. Ha cresciuto il mio bambino dentro di sé e dopo la sua nascita”.

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