Sabrina Bergonzoni ora può leggere l'ultimo tema della figlia: "Ho ritrovato la mia bambina"

Dopo anni la mamma di Eleonora, la tredicenne morta a causa di un osteosarcoma nel settembre 2018, ha finalmente una copia di questo scritto, per lei preziosissimo: "Viene dal cuore, spensierato, anche se riflessivo, un tema senza rabbia, nel quale non si fa cenno alla malattia"

Ci sono voluti anni ma ora Sabrina Bergonzoni può leggere l’ultimo tema di Eleonora, la figlia tredicenne morta a causa di un osteosarcoma nel settembre 2018. Per troppo tempo questa mamma aveva chiesto di poter avere una copia di questo scritto, per lei preziosissimo, ma ha sempre trovato un “muro di gomma” a rimbalzarla in lungaggini burocratiche, spesso poco o per nulla chiare.

Lunedì 6 giugno 2022, però, la dirigente della scuola dove la giovane aveva sostenuto la prova scritta d’italiano da privatista per l’idoneità alla terza media, ha consegnato quel tema alla mamma. La traccia scelta da Eleonora era quella descrittiva: “C’è una persona per cui provo grande ammirazione, ve ne parlo”.

Viene dal cuore, spensierato, anche se riflessivo, un tema senza rabbia, nel quale non si fa cenno alla malattia”, confida al Corriere della Sera in un video Sabrina Bergonzoni. “In queste righe ho ritrovato la mia bambina, saggia, idealista, profonda, quella che conosco molto bene”, spiega tenendo stretto il manoscritto.

Eleonora aveva deciso di parlare di un’amica di famiglia, psicologa, alla quale si era molto legata, “Una persona sensibile, capace di ascoltarla”. Con le sue parole la 13enne aveva spiegato cosa significasse per lei ammirazione:

Ammirare vuol dire guardare anche con il cuore, ammirare vuol dire stimare, per me l’ammirazione è per persone buone, brave, coraggiose, forti e decise verso il bene, piene d’amore, di giustizia, di misericordia.

Poi, sulla sua pagina Facebook, Sabrina Bergonzoni invita anche a una riflessione su cosa siano i tumori ossei e su cosa significhi per i giovanissimi vivere in un reparto di oncologia. Un’esperienza che l’ha portata a creare l’associazione AGITO, nata per sostenere i ragazzi ammalati di questo tipo di cancro, le loro famiglie, la ricerca medica e gli operatori sanitari:

Vorrei raccontarvi della loro ricerca di normalità in reparto fra libri e PlayStation, della necessità di portare progetti per non farli affondare nella tristezza come è accaduto a Eleonora. Vorrei descrivervi cosa si prova quando un figlio che muore ha ricevuto cure che sono state formulate decenni fa e gli oncologi ti dicono che hanno pochi fondi per la ricerca.

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