Sentenza omicidio Serena Mollicone, tutti assolti: folla inferocita fuori dall'aula

La 18enne di Arce (Frosinone) è stata trovata senza vita in un boschetto della zona, con un sacchetto sulla testa, mani e piedi legati con il nastro adesivo. "Emersa la verità, siamo innocenti", hanno detto i Mottola.

Un omicidio che sembra essere destinato a restare senza colpevoli. I coniugi Mottola e il figlio Marco, accusati di avere ucciso Serena Mollicone, sono stati infatti assolti per non avere commesso il fatto dalla Corte d’Assise di Cassino, che ha pronunciato la sua sentenza dopo circa dieci ore di camera di consiglio.

Stesso verdetto anche per Vincenzo Quatrale, che all’epoca dei fatti era vice maresciallo ed era imputato per concorso esterno, e l’appuntato Francesco Suprano, che doveva rispondere dell’accusa di favoreggiamento. Nel loro caso l’assoluzione è arrivata perché “il fatto non sussiste“.

I Mottola si sono sempre professati innocenti, ma erano finiti a processo sulla base delle ricostruzioni emerse. L’aggressione ai danni della vittima, infatti, sarebbe avvenuta proprio all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce, in provincia di Frosinone, che era guidata in quegli anni dal Maresciallo Mottola. I tre erano accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Subito dopo il pronunciamento le reazioni da parte di alcuni dei presenti sono state immediate. C’è chi ha urlato “assassini” e “bastardi“. Fuori dall’aula la folla ha tentato di aggredire i tre imputati. La situazione è tornata alla normalità solo grazie all’intervento dei carabinieri.

Franco Mottola ha commentato la decisione e l’ha definita “giusta e appropriata“. Immediata la presa di posizione dello zio di Serena, Antonio: “La verità è ben altra, non ci fermeremo di fronte a questa meschinità” – sono state le sue parole.

Tra le persone che si sono sempre spese per avere giustizia c’è stato il papà di Serena Mollicone, Guglielmo, scomparso due anni fa. Determinanti erano state le voci che sostenevano che un carabiniere, Santino Tuzi, aveva visto la ragazza entrare in caserma, ma di non averla vista uscire da quel luogo. Nel momento in cui sono state riaperte le indagini, il brigadiere aveva confermato la sua versione dei fatti, ma si è poi tolto la vita, probabilmente perché pressato dai colleghi secondo quanto emerso dagli inquirenti.

Presenti anche Valerio e Marina Vannini, i genitori di Marco Vannini, il ragazzo morto a Ladispoli nel 2015 mentre era a casa della fidanzata. “Siamo qui per manifestare la nostra solidarietà alla famiglia Mollicone – hanno detto prima di ascoltare le parole dei giudici -. Il papà in questi anni si è battuto come un leone per sapere la verità ed è morto. Confidiamo che venga fatta giustizia per Serena, come è avvenuto per Marco”. 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!