Lo smart working si è rivelato provvidenziale nel pieno della pandemia per continuare a svolgere la propria attività lavorativa quando non era possibile muoversi per fermare i contagi. Ancora adesso ci sono delle realtà che continuano ad adottarlo, magari solo per alcuni giorni a settimana, per provare ad agevolare i dipendenti che vivono lontano dalla sede e vogliono evitare di fare lunghi spostamenti.

Non tutte le imprese sembrano essere però della stessa idea. Questo, infatti, è quello che è accaduto a Tabita Gurioli, rimasta senza auto a seguito di un incidente stradale: la donna ha così chiesto alla sua capoufficio di poter continuare a prestare servizio in smart working, in attesa di riavere a sua disposizione la vettura. La responsabile non era però della sua stessa opinione e le ha così negato il permesso.

A quel punto Gurioli ha deciso di mettere in atto un gesto a suo dire di protesta, che sta destando non poco clamore: si è recata in ufficio con un cavallo, in nome di tutti quelli che subiscono un “sopruso” in condizioni simili.

Il percorso fatto era di tredici chilometri, da Mensa Metallica, frazione del Comune di Ravenna, fino a Cesena, dove vive, fino alla sede di Credit Agricole per cui lavora. Interpellata sul suo modo di agire, lei ci ha tenuto però a precisare di non avercela con la banca, ma con chi non ha voluto accogliere la sua richiesta, che avrebbe dovuto tenere conto di alcune oggettive e inaspettate difficoltà che può avere un dipendente. Il suo intento era infatti quello di continuare a svolgere il suo lavoro, anche se in modo differente.

Ho avuto un incidente stradale il giorno di Pasquetta, la mia auto è fuori uso e ho chiesto di potere lavorare in smart working – sono state le sue parole al Corriere di RomagnaLa mia capoufficio me lo ha negato dicendo che si trattava di una questione domestica e quindi avrei dovuto usare dei giorni di ferie. Volevo così segnalare questi soprusi, anche a nome di chi li subisce e non ha il coraggio di parlare. Ho scelto questo gesto per protestare perché non è giusto restare zitti di fronte a questi abusi di potere”.

La proposta avanzata dalla banca, a suo dire, è stata ingiusta: “Le ferie non le utilizzo di certo per questi motivi – ha detto ancora – Abbiamo otto giorni di smart working al mese a disposizione come dipendenti ed è un mio diritto poterne usufruire. Specifico che la mia protesta non è contro la banca in questione, ma contro certe personalità. Ci ho messo ben più di due ore, ma è stata una passeggiata fantastica, nella natura, lungo il fiume Savio. Non era necessario nessun permesso. La mia protesta è stata pacifica e non ha violato nessuna norma”. 

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