Ciao sono Elena Di Cioccio, ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva“, così è iniziato il monologo dell’attrice e conduttrice andato in onda in occasione della puntata del 28 marzo 2023 de Le Iene, dove lei ha voluto uscire finalmente allo scoperto dopo anni di silenzio e togliersi un macigno che portava nel cuore. E non è un caso che lei abbia scelto proprio la trasmissione Mediaset, visto che in passato è stata lei stessa una “Iena”.

Fino ad ora non ne aveva mai parlato pubblicamente, ma anche nella sua vita privata ha avuto il coraggio di farlo con pochissime persone. Il timore di essere giudicata negativamente è sempre stato forte: “Ho l’Hiv, sono una di quelli con l’alone viola. Ero molto giovane quando questa diagnosi stravolse completamente la mia vita. All’inizio ho avuto paura di morire, poi di poter fare del male al prossimo. ‘E se contagi qualcuno?’, mi dicevo, ‘Non me lo perdonerei mai’. Non è mai successo, non ho mai contagiato nessuno e non sono morta. Invece in questi 21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa”.

Avere rapporti con gli altri non è mai stato semplice, soprattutto perché i pregiudizi sono ancora tanti: “Ho vissuto la malattia come fosse una colpa – ha detto ancora Elena Di Cioccio – Pensavo che tra me e l’altro, la persona peggiore fossi sempre io. Mi sentivo sporca, difettosa. Avevo timore di essere derisa, insultata, squalificata dal pregiudizio che ancora esiste nei confronti di noi sieropositivi”.

L’ex “Iena”, che è figlia di Franz Di Cioccio della PFM, ha deciso di parlare della sua situazione anche in un libro, Cattivo Sangue, che è stato per lei quasi terapeutico perché le ha permesso di far uscire sensazioni e stati d’animo che finora aveva sempre tenuto per sé. Ora l’artista non vuole più nascondersi e desidera finalmente guardare al futuro con positività: “Per difendermi ho nascosto la malattia iniziando a vivere una doppia vita. Una sotto le luci della ribalta e un’altra distruttiva e depressa. Ma una vita a metà non è vita, e ho capito che ne sarei morta se non avessi fatto pace con quella parte di me. Io sono tante cose e sono anche la mia malattia”.

Ora il suo auspicio è che anche gli altri potessero rapportarsi a lei senza alcuna paura: “Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più,. L’Hiv è molto diversa da come ve la immaginate. Io non sono pericolosa, sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico: l’ignoranza” – ha concluso

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