Alla fine l’Aiart (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione) ha avuto ragione: lo spot pubblicitario di Amica Chips che aveva per protagoniste alcune suore che, al posto della consueta ostia, ricevevano una patatina al momento dell’Eucarestia è stato sospeso, per decisione del Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap), il quale ha motivato la decisione spiegando di aver “ingiunto le parti coinvolte di desistere dalla diffusione di tale campagna ritenendola in contrasto con l’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, secondo cui: ‘La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose'”.

Lo spot, decisamente spiritoso, come detto aveva per protagonista un gruppo di suore che, nel ricevere la comunione dal prete, si accorge di star mangiando una patatina al posto delle ostie, terminate. Peccato che lo spot non sia piaciuto all’Aiart, che lo ha bollato come “blasfemo” e “penoso” attraverso il suo presidente, Giovanni Baggio, augurandone la sospensione “in quanto offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti oltre che oltraggioso nel banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata”.

“Lo spot di Amica Chips è mancanza di rispetto e di creatività – aveva proseguito Baggio nella sua invettiva contro la pubblicità, ideata dalla Lorenzo Marini Group – oltre che spia dell’incapacità di fare marketing senza ricorrere a simboli che con il consumo e il croccante nulla hanno a che fare. Strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità”.

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Il Giurì che ha disposto il blocco dello spot ha spiegato, nella nota diffusa per motivare la scelta, di aver più volte sottolineato “che l’art. 10 del Codice Iap è posto a tutela della sensibilità dei consumatori i quali hanno il diritto di non essere urtati nelle più profonde convinzioni da campagne pubblicitarie che essendo strumentali ad interessi di natura prettamente economica non devono confliggere con valori tendenzialmente assoluti e di rango superiore tra i quali un posto di primissimo rango compete alle convinzioni religiose, che il Codice di Autodisciplina protegge non già come un bene della collettività italiana o della sua maggioranza, bensì, in armonia con la Costituzione e sulla scia della concezione ‘liberale’ della tutela del sentimento religioso come un bene individuale, che viene riconosciuto, in modo assolutamente paritario, a tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta fra le possibili opzioni religiose”.

Sui social, intanto, l’opinione pubblica naturalmente si è divisa tra quanti hanno apprezzato lo spot e chi, invece, appoggia l’Aiart. Non manca neppure chi commenta proponendo di fare la stessa cosa con Maometto. Adesso le parti in causa hanno sette giorni di tempo per presentare la propria opposizione motivata al Comitato di Controllo, prima che lo spot finisca definitivamente nel dimenticatoio.

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