La tanatoprassi è una procedura che permette di conservare il corpo del defunto per diversi giorni. Grazie alla tecnica la salma mantiene l’aspetto e i tessuti del corpo intatti per un periodo che va dai 10 ai 15 giorni: la tanatoprassi, come si legge sul portale dell’Init (l’Istituto Nazionale Italiano di tanatoprassi), è una sorta di imbalsamazione temporanea, che diventa necessaria quando la salma deve essere esposta pubblicamente per un periodo prolungato.

Come specificato nel sito Init, la tecnica è un trattamento “post-mortem” che consiste nella “cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte“, e che soprattutto ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel “settore funerario e cimiteriale“.

La tanatoprassi permette il ritorno in polvere del corpo in un tempo massimo di 10 anni (senza alcun trattamento, solitamente, ci vogliono circa 40 anni, e in alcuni casi anche 80).

Questo procedimento serve anche per la sicurezza durante la veglia funebre: il corpo, infatti, nelle ore successive alla morte subisce dei cambiamenti, tra cui la fuoriuscita di liquidi organici e di vapori, che rendono la veglia potenzialmente rischiosa. La tanatoprassi serve proprio per evitare queste conseguenze. Infatti, tramite “un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante” e una serie di cure estetiche, si elimina per alcune settimane il processo di decomposizione.

È la tecnica utilizzata, per esempio, sulla salma di Benedetto XVI, ad opera di un team di medici guidato dal dottor Andrea Fantozzi, presidente dell’Associazione Italiana di Tanatoprassi (Ait) e l’Istituto Nazionale Italiano di tanatoprassi (Init).

La tanatoprassi non è usata solo in ambito cimiteriale, ma anche nella medicina legale. I medici che effettuano le autopsie, infatti, grazie al blocco temporaneo della decomposizione della salma, riescono a fissare i tessuti e le lesioni permettendo di eseguire più facilmente le indagini. Il procedimento si rende necessario anche nel caso delle riesumazioni dei cadaveri al fine di indagini giudiziarie.

Lo stesso procedimento è stato applicato alla salma del campione Pelé, scomparso il 29 dicembre 2022, e nel 2005, a Papa Giovanni Paolo II.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!