I “matrimoni fantasma” in Cina: cadaveri di ragazze venduti per ‘le nozze’

In Cina esiste ancora oggi la tradizione millenaria degli yinhun, veri e propri "matrimoni tra fantasmi" celebrati per volontà delle famiglie dei giovani defunti che, tuttavia, hanno anche contribuito a creare un business criminale; motivo per cui il governo sta pensando di eliminarli.

Nell’estremo Oriente permangono ancora oggi tradizioni millenarie spesso non facilmente comprensibili per chi non appartiene a quel tipo di cultura, e una di queste, tuttora mantenuta in Cina, è quella degli yinhun, dei veri e propri “matrimoni tra fantasmi”.

In sostanza, le ragazze morte nelle circostanze più diverse vengono letteralmente vendute dalle famiglie ai parenti di giovani scomparsi altrettanto prematuramente, in modo da poter celebrare una sorta di matrimonio per poterli poi seppellire assieme; questo perché, secondo il popolo cinese, essere seppelliti da single non è qualcosa di cui andare orgogliosi. Le politiche del passato, in particolar modo quelle del figlio unico e degli aborti selettivi, hanno inevitabilmente creato uno squilibrio di genere molto accentuato, e ora le famiglie con figli maschi cercano di correre ai ripari, trovando loro, seppur dopo il decesso, una sposa, come segno di buon auspicio per entrambi.

Si tratta, come detto, di tradizioni millenarie, risalenti addirittura alla dinastia Shang, che ha regnato tra il 1600 e il 1400 a.C., come spiegato dal professor Huang Jingchun del College di Liberal Arts dell’università di Shanghai in un suo saggio; il primo yinhun documentato – nelle Cronache dei Tre Regni – sarebbe quello del figlio tredicenne di Cao Cao, Cao Chong, morto e fatto sposare per poi essere sepolto assieme alla figlia della famiglia Zhen.

Come spiega Jingchun “le tradizioni confuciane impongono che un giovane non sposato e senza eredi non possa essere sepolto nella tomba ancestrale della famiglia, interrompendo così l’eredità dei beni. Attraverso un matrimonio fantasma, si ritiene che tali individui si sposino nell’aldilà, assicurando la continuazione del lignaggio familiare”.

Oggi, benché le celebrazioni avvengano perlopiù in casa, o in un tempio di fronte a pochi parenti, questi matrimoni fantasmi continuano a esistere, ma hanno dato anche vita a un business cui il governo cinese sta tentando di porre un freno. È solo di pochi giorni fa la notizia di una sedicenne di Guanxian, nello Shandong, che si è tolta la vita lanciandosi dal nono piano di un edificio in costruzione: i suoi resti sono stati venduti dalla famiglia adottiva ai genitori di un altro giovane morto per circa 8500 euro (66mila yun).

Tutto ciò ha però contribuito a creare, come detto, anche un’attività criminale fiorente, che riguarda soprattutto i furti di cadaveri e gli omicidi allo scopo di vendere poi i corpi; un paio di anni fa due becchini, sempre nella provincia dello Shandong, furono arrestati proprio per aver rubato le ceneri di una ragazza e per aver provato a venderle a una famiglia che aveva appena perso un figlio, mentre nel Gansu un uomo è stato condannato a morte per aver ucciso due ragazze allo scopo di venderne i corpi, riuscendo a ricavare 35mila yuan dalla vendita del primo, prima di essere arrestato; l’anno precedente invece, a Dezhou, le ceneri della ventiduenne Fang, uccisa a bastonate dalla suocera per non essere riuscita a restare incinta, furono vendute proprio dalla famiglia di lei. Nel 2015 nello Shanxi vennero rubati i resti di 14 donne allo stesso scopo.

Il business è cresciuto talmente tanto da passare da 30mila yuan a quasi 100mila in dieci anni (da meno di 4000 euro a più di 13 mila).

Ma, proprio dopo l’ultimo episodio nello Shandong in particolare, il segretario locale del Partito ha chiesto di interrompere in maniera definitiva la pratica, adottando anche campagne di sensibilizzazione proprio allo scopo di eliminarla a livello nazionale.

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