Alessia Pifferi "non ha mai pianto": le testimonianze al processo per la morte per stenti della piccola Diana

Al via a Milano il processo di primo grado per Alessia Pifferi, che nel 2022 lasciò morire di stenti la piccola Diana. Ascoltati una vicina e i soccorritori del 118: "Non ha mai pianto, ripeteva di non essere una cattiva madre".

È passato quasi un anno da quando la notizia della morte della piccola Diana sconvolse e indignò tutto il Paese; la piccola, di appena 18 mesi, fu abbandonata in casa dalla madre Alessia Pifferi e morì di stenti dopo aver passato almeno cinque giorni da sola.

Oggi Alessia Pifferi deve affrontare il processo di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato, e proprio durante l’udienza che si è svolta alla Corte d’Assise di Milano il 3 luglio sono emersi nuovi retroscena e fatti che potrebbero rappresentare un’ulteriore svolta nel procedimento. È stata ascoltata, ad esempio, Letizia Ricaldone, la vicina di casa che Pifferi allertò quando, rincasando, scoprì che Diana non respirava più.

Verso le 10-10.30 mi suona al citofono agitata e dice ‘La bambina non respira più’ – ha raccontato ripercorrendo mentalmente la mattina di quel 20 luglio 2022 – Era agitata. Siamo salite e siamo entrate nella camera e ho visto la bambina. Era supina, con una magliettina che le copriva fino al pancino, aveva le manine e i piedini scuri, aveva gli occhi chiusi e le palpebre scure. Io ho trattenuto un grido e Alessia mi ha chiesto ‘È morta?’. Non ho risposto. L’ho fatta sedere sul divano, le ho sollevato le gambe e le ho dato l’acqua, mi ha chiesto le tavolette ghiacciate. Non ha mai pianto Alessia però mi ha chiesto ‘Mi arrestano?’ e io ho glissato.

La bambina chiaramente era già priva di vita. Alessia mi ha raccontato di averla lasciata con la babysitter e che, due giorni prima, l’aveva chiamata per dire che andava tutto bene. Quando telefonammo al 118 continuava a ripetere di essere una brava madre e disse ‘Forse è colpa mia, quando l’ho presa in braccio ho cercato di rianimarla, forse ho esagerato’.

Secondo Letizia Ricaldone, Pifferi avrebbe anche più volte ripetuto “Non sono una cattiva mamma”.

La versione della babysitter è stata ripetuta in aula anche dal medico del 118, fra i primi ad arrivare nell’appartamento di via Parea dove Diana è morta.

Quando le ho detto che la sua bambina era morta inizialmente ha pianto, non vorrei sbilanciarmi nel dire che era un pianto molto controllato, non come una madre straziata. Nei primi minuti poteva apparire anche credibile, ma pochi istanti dopo sono arrivate le forze dell’ordine e la storia di averla affidata a una babysitter è crollata: ci sono state molte incertezze, ha detto di aver conosciuto la babysitter mesi prima in un parchetto, di non avere il numero di telefono di tale Giovanna o Jasmine. Non avrei pensato a una storia di questo genere, ma i segni di una storia di abbandono li potevo vedere. Non c’erano segni di violenza, la bambina poteva pesare metà del suo peso per la disidratazione, faceva molto caldo, e aveva segni di necrosi.

Nel frattempo, però, c’è un ulteriore sviluppo nel processo che riguarda un altro vicino di casa di Alessia Pifferi, un uomo che ieri, pur chiamato a testimoniare, non si è presentato in aula ed è stato prelevato e accompagnato dai carabinieri, in presenza del proprio legale, avvalendosi della facoltà di non rispondere: per lui c’è un’accusa di favoreggiamento della prostituzione.

Gli inquirenti hanno analizzato le chat tra lui e Alessia Pifferi, dove sarebbe emerso che l’uomo avrebbe chiesto prestazioni sessuali gratis alla madre della piccola Diana, procacciandole anche clienti disposti a pagare per fare sesso con lei.

Per i pm milanesi Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro questa nuova evidenza testimonierebbe lo “stile di vita”, come riportato dal comandante della squadra mobile di Milano, Marco Calì, di Alessia Pifferi, mentre per l’avvocata della donna, Alessia Pontenani, sarebbe una prova del suo disagio economico e sociale estremo.

Il processo è stato rinviato al prossimo 19 settembre, quando l’imputata sarà esaminata in aula e saranno sentiti gli ultimi testimoni e i consulenti della difesa. Al momento la Procura di Milano ha depositato la relazione del medico legale, gli esami tossicologici, i tabulati, la telefonata al 118 e le analisi delle telecamere presenti nei pressi dell’appartamento.

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