Il Governo è pronto a varare il nuovo reddito di cittadinanza, che dovrebbe arrivare presto in Consiglio dei ministri ed entrare ufficialmente in vigore da settembre. Rinominato Mia, acronimo di Misura di inclusione attiva, prevede importanti aggiornamenti. A mutare sarà la durata, così come l’istituzione di due categorie, con quote di sostegno a scalare. Gli aventi diritto saranno divisi in “occupabili” e “famiglie povere senza possibilità di lavorare”.

Come riportato da Il Corriere della Sera, sotto la definizione di “famiglie povere senza possibilità di lavorare” rientrano i nuclei familiari con almeno un minore o un anziano over60 o un disabile. Sono “occupabili”, invece, i nuclei familiari escluse dalla prima categorie e che hanno almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. Chi beneficia dell’attuale reddito di cittadinanza – al massimo per sette mesi nel 2023 e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023 – dovrà presentare la domanda per la Mia una volta scaduta la prestazione.

Rispetto a come è stato fino a oggi, il sussidio vedrà un ridimensionamento in importi e durata. Per i soggetti che rientrano nella definizione di “famiglie povere” l’importo base resterà, comunque, di 500 euro al mese. Per gli “occupabili”, invece, il contributo base dovrebbe scendere a 375 euro al mese. In tema di durata, saranno gli “occupabili” a fare i conti con una norma più stringente. Se per le “famiglie povere” la Mia dovrebbe mantenere il sostegno attivo fino a 18 mesi, per gli “occupabili”, il limite scende a 12 mesi. Ancora in corso di valutazione, invece, la quota aggiuntiva prevista per i soggetti che devono pagare un affitto. L’attuale norma prevede fino 280 euro al mese, ma con la Mia, la quota potrebbe vedersi alleggerire e modulare in base al numero dei componenti del nucleo familiare.

Le previsioni parlano anche di un possibile recupero della cosiddetta “decalage” proposta a suo tempo dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Un inserimento porterebbe all’impossibilità di ripetere più volte la richiesta della Mia. Per le “famiglie povere”, la seconda richiesta non potrà essere più lunga di 12 mesi. Resterebbe, invece, il mese di attesa tra la scadenza e la nuova richiesta di sussidio. Gli “occupabili”, invece, dopo l’anno di sussidio, sarà necessario attendere sei mesi prima di presentare la seconda richiesta, mentre per una eventuale terza domanda dovrà passare un anno e mezzo.

Ma non è finita qui. Ci saranno controlli più stringenti e anche il tetto Isee per accedere al sussidio dovrebbe essere rivisto, scendendo dagli attuali 9.360 euro a un massimo di 7.200 euro. A questo, si dovrebbe aggiungere, l’introduzione di una scala di equivalenza, che fa crescere l’importo ricevuto dai richiedenti in basa al numero di componenti della famiglia.

Una volta presentata la domanda e ottenuta l’approvazione, le famiglie senza occupabili saranno indirizzate ai Comuni di riferimento per accedere a precorsi di inclusione sociale dedicati. Per gli “occupabili”, invece, il percorso per accedere alla Mia prevede l’avvio verso i centri per l’impiego, dove sottoscrivere un patto personalizzato.

Sotto la supervisione del ministero del Lavoro, per migliorare l’incontro tra domanda e offerte di lavoro, sarà creata una piattaforma nazionale a cui i richiedenti “occupabili” dovranno iscriversi per trovare l’offerta più in linea con i loro profili. L’offerta sarà ritenuta congrua quando risponderà a requisiti di: aderenza alle capacità dell’occupabile, sede di lavoro (che dovrà essere nella provincia di residenza o nelle province confinanti) e contratti, anche brevi, ma superiori ai 30 giorni.

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