Casa mia, la canzone portata sul palco sanremese, dove si è classificato al quarto posto, sta avendo un enorme successo in radio ed è una delle più scaricate sulle piattaforme musicali, ma è costata a Ghali anche qualche polemica (vedasi quella sul palco di Domenica In con l’amministratore delegato Rai Roberto Sergio). Tutta “colpa” dell’impegno sociale e civile del rapper milanese di origini tunisine, che ha sfruttato il palco dell’Ariston, e quello del talk show di Mara Venier, per mandare messaggi di pace contro il genocidio che si sta consumando a Gaza nei confronti del popolo palestinese.

Messaggi che si possono leggere anche in alcune strofe del suo pezzo, dove Ghali canta “Come fate a dire che qui è tutto normale/per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale/per un pezzo di terra o per un pezzo di pane/non c’è mai pace”, e che sono stati condivisi e ripresi anche da altri artisti, non solo nella cornice sanremese.

Evidentemente, però, l’impegno non è così sentito da tutti, e Ghali lo ha fatto notare in un post pubblicato in inglese su Instagram, dove, augurando un buon inizio di Ramadan ai musulmani (il mese sacro ha infatti inizio quest’anno proprio l’11 marzo), si è detto “deluso” da diversi artisti e dalle istituzioni.

Usare la nostra voce per raccontare ciò che succede ai civili, inclusi i bambini, in Palestina, o per condividere ciò che i giornalisti riescono a far sapere – ha scritto il musicista – anche a costo di perdere le proprie vite, è una delle cose che possiamo fare.

E sono deluso da molti artisti italiani, che potrebbero avere l’occasione di dire qualcosa, da quelli inglese e francesi, dal mondo della moda che ti scruta dall’alto in basso, dai falsi attivisti affamati solo di notorietà. Tutti terrorizzati all’idea di essere tagliati fuori. Per anni mi sono circondato di persone che non avrei mai immaginato potessero restare zitte di fronte a un genocidio. Avete più soldi, adesso? Più like e followers? Più richieste di collaborazioni? Siete più fighi o alla moda? Più liberi.

Non penso proprio. Vi vedo esattamente come prima, ma le vostre maschere sono cadute.

Dove la politica strappa, gli artisti cuciono. Dove la politica alza i muri, gli artisti creano ponti

Scrive poi Ghali nella caption che accompagna il post, mentre la sua lettera si conclude con un invito e un augurio di Ramadan Mubarak.

Non abbiate paura di essere voi stessi e di dire la verità, non temete il giudizio degli altri. Siate voi stessi, perché è il dono più prezioso che vi è stato fatto. I momenti in cui non vi sentite parte della folla sono i più importanti per la vostra evoluzione.

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