Secondo il sondaggio del Comitato per la protezione dei giornalisti il numero di reporter in carcere in tutto il mondo ha raggiunto un nuovo massimo: 293 i giornalisti in prigione e almeno 24 uccisi nel 2021.

Non c’è mai stato un picco così alto di giornalisti incarcerati e i dati preoccupano. Il Comitato per la protezione dei giornalisti, senza scopo di lucro, indice il suo sondaggio sulla libertà di stampa e attacchi ai media ogni anno. Nel 2020, il numero di giornalisti incarcerati era di ben 15 in meno rispetto al 2021.

Secondo il sondaggio, 24 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro di copertura e altri 18 sono morti in circostanze sospette.

Il direttore esecutivo del Comitato per la protezione dei giornalisti Joel Simon ha dichiarato in una nota: “Il numero riflette due sfide inestricabili: i governi sono determinati a controllare e gestire le informazioni e sono sempre più sfacciati nei loro sforzi per farlo“.

Questo è perfettamente espresso nelle statistiche riguardanti i Paesi che operano per fermare gli sforzi di divulgazione dei giornalisti: il Messico, per esempio, è il Paese più pericoloso per i giornalisti nell’emisfero occidentale, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti. Questo perché spesso i giornalisti sconvolgono i piani di bande criminali o funzionari corrotti e vengono quindi presi di mira.

Spostandoci nell’emisfero orientale, la Cina ha imprigionato 50 giornalisti, ovvero la maggior parte di qualsiasi altro Paese.

Al secondo posto troviamo il Myanmar con 26 giornalisti arrestati, durante una repressione dovuta al recente colpo di stato militare, poi l’Egitto con 25, il Vietnam con 23 e la Bielorussia con 19. Inoltre, per la prima volta, nel sondaggio compare anche Hong Kong: i giornalisti incarcerati nella metropoli sono la conseguenza della legge sulla sicurezza nazionale del 2020, che rende tutto ciò che Pechino considera sovversione punibile con l’ergastolo.

I metodi per reprimere il lavoro dei giornalisti varia da Paese a Paese, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: coprire i reati di politici, organizzazioni criminali, funzionari e governatori corrotti. Ne è un esempio il caso di Danish Siddiqui, un fotografo indiano della Reuters morto in un attacco dei talebani in Afghanistan a luglio.

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