Sono in corso gli accertamenti della Procura di Firenze sulla morte di Ilaria Rinaldi, un’ex ciclista di appena 33 anni che è stata trovata morta nella sua abitazione di Gambassi Terme (Firenze). C’è qualcosa che non convince gli inquirenti. Come scrive l’agenzia di stampa Ansa.it, il corpo della giovane è stato portato nel reparto di medicina legale dell’ospedale fiorentino di Careggi al fine di conoscerne le cause che hanno portato al suo decesso. Attualmente, pur non essendo più una professionista, la Rinaldi correva regolarmente nelle gare di gran fondo ottenendo tra l’altro diversi successi. L’anno scorso, ad esempio, aveva gareggiato in Toscana e aveva vinto la Felciana Bike gareggiando nel team Fanelli Bike.

Ilaria Rinaldi aveva avuto grandi soddisfazioni anche nelle gare per professionisti su strada: basti pensare al Campionato Nazionale Ciclocross Under 23 a Lucca del 2007. Anno che, cambiò la sua vita. Il motivo è presto detto. Come ricorderete, infatti, a Ilaria – dopo il successo tricolore – fu inflitta una squalifica di due anni per doping dopo che l’anno precedente era stata trovata positiva al testosterone nel corso di una gara Elite under 23 che si era svolta a Zeulenroda in Germania nel corso del Giro di Turingia.

Quella del doping, purtroppo, è una piaga che affligge il mondo del ciclismo. Da sempre. Il caso più eclatante fu quello di Marco Pantani, morto il 14 febbraio 2004 a Rimini. Un professionista, che aveva ottenuto 46 vittorie vincendo anche un Giro d’Italia e un Tour de France, che venne escluso dal Giro del 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente. Una circostanza che cambiò la sua vita e che lo fece cadere in depressione fino alla morte nel 2004 per intossicazione acuta da cocaina con conseguente edema polmonare e cerebrale, come scrive Wikipedia.

Adesso, dunque, la Procura vuole vederci chiaro.

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