Lacramioara Mustafa, uccisa dall'ex marito. Il femminicidio filmato dalla figlia di 9 anni

La donna, 30 anni e originaria della Romania, è stata strangolata mentre si trovava nel suo Paese per le vacanze di Natale, ingannata dall'ex che l'aveva convinta a rivedersi con una scusa.

Lacramioara Mustafa, per tutti Alina, è morta di femminicidio per mano del marito Victor Nicu Anatoschi. La donna, 30 anni e originaria della Romania, è stata strangolata mentre si trovava nel suo Paese per le vacanze di Natale, ingannata dall’ex che l’aveva convinta a rivedersi con una scusa. A riprendere tutto il delitto una delle figlie della vittima, che viveva con i nonni: la piccola, 9 anni, ha filmato tutta la scena con il suo telefonino e ha permesso così che l’assassino di sua madre, nonché suo padre, venisse arrestato.

Alina Lacramioara Mustafa era ancora minorenne quando arrivò in Italia: nel Bel Paese iniziò a fare la bracciante nei campi in Puglia, dove conobbe un connazionale. Insieme i due andarono a Genova, si sposarono ed ebbero due figlie. Lui la costringeva a prostituirsi e, dopo 14 anni di terrore, la donna era riuscita a chiedere la separazione. Sempre nel capoluogo ligure la 30enne aveva conosciuto un tassista, con cui poi aveva iniziato una relazione e che ora chiede giustizia: “Quell’uomo è un mostro. Deve pagare”, racconta Mario Zanetti a Repubblica.

Il femminicidio è avvenuto il 27 dicembre a Galati, cittadina che dista da Focsani, paese natale di Lacramioara Mustafa, circa un’ora e mezza in auto: qui Victor Nicu Anatoschi, 35 anni, aveva invitato la moglie a pranzo “per chiarire alcune cose”, e assicurando che non le sarebbe successo nulla dato che in casa con loro ci sarebbero stati anche altri parenti, oltre alle due figlie. Ma le cose sono andate diversamente e secondo il racconto di Zanetti, il video girato dalla bambina parla chiaro: “Lo ha girato col suo telefonino la figlia più piccola: il padre le aveva ordinato di uscire di casa per giocare nel parco con la sorellina, ma lei aveva paura per la madre. Dall’esterno, ha osservato tutto attraverso la finestra della camera da letto”.

Mario Zanetti racconta anche quello che la compagna gli ha confidato nel tempo: “All’inizio era innamorata di quell’uomo, che le aveva promesso mari e monti. Erano venuti a vivere a Genova perché qui lui ha diversi parenti, abitavano a San Fruttuoso. Poi però l’ha messa sul marciapiede. Una notte di alcuni anni fa l’ho raccolta, infreddolita, a Sampierdarena. Mi ha fatto pena, ho pensato di aiutarla”. Tra loro è nata prima una forte amicizia, e poi l’amore: “Una notte mi telefona, sta male: aveva paura delle conseguenze, se non avesse continuato a lavorare. Io però l’ho portata in ospedale, dove l’hanno operata d’urgenza per una peritonite”.

Le due figlie, vivevano con i nonni materni, a Focsani, vicino al confine con la Moldavia. Anche Victor Nicu Anatoschi, era tornato in Romania, e qui ogni volta che la donna andava a trovare le bambine “Lui la maltrattava, chiedeva soldi e se li giocava alle macchinette. Nel 2019 lei aveva già chiesto il divorzio, poi lui l’aveva convinta a ripensarci”, continua a spiegare Zanetti, rivelando anche cosa gli hanno raccontato i parenti della donna:

Mi hanno spiegato che dopo Natale lui l’ha chiamata e invitata a pranzo a casa sua, a Galati: ‘Ci sono anche i miei familiari, non corri nessun pericolo. Ho bisogno di parlarti’. Invece. Con una scusa li ha fatti uscire, è cominciata una discussione e l’ha uccisa.

I media rumeni, raccontano una versione diversa rispetto alla verità di Zanetti, ossia che era la famiglia della vittima a volere che la donna si prostituisse, motivo per cui l’ex marito, contrario, avrebbe iniziato una discussione. “Menzogne. L’ha sempre picchiata, e derubata di tutto. Pretendeva che continuasse a fare la vita sul marciapiede, e a mandare denaro. Di nascosto riuscivo a fare avere qualcosa alla famiglia, per le bambine. Che ogni tanto venivano qui a Genova: abbiamo passato dei bellissimi momenti, insieme”, sottolinea con forza Zanetti che ora chiede giustizia:

La mia paura adesso è che quel delinquente possa in qualche modo giustificare quello che ha fatto, per ottenere uno sconto di pena. Spero ci sia più attenzione possibile su questo caso, anche dall’Italia.

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