In passato, gli assistenti virtuali come Siri (Apple), Alexa (Amazon) e Cortana (Microsoft) sono stati designati con nomi e voci femminili. Nonostante siano ormai disponibili con voci neutre e maschili in risposta alle numerose critiche sollevate, alcune ricerche dimostrano che attribuire caratteristiche femminili ai robot incrementa la percezione di umanità degli utenti, poiché sono considerate più accoglienti. Questi studi hanno spinto molte aziende a sostenere che l’associazione di tratti femminili ai loro assistenti virtuali aumenti le vendite dei dispositivi.

Da anni Sylvie Boreau, docente di marketing etico presso la Business School di Tolosa, si è dedicata alla ricerca sul motivo per cui i robot femminili siano percepiti come più umani. La sua indagine, dal titolo The most human bot, ha permesso di scoprire che qualità umane positive come la capacità di percepire le emozioni, la gentilezza e la disponibilità sono maggiormente associate alle caratteristiche femminili rispetto a quelle maschili.

“Gli utenti si sentono più a loro agio nell’interagire con le voci femminili grazie alle connotazioni tradizionali associate ai ruoli di cura e assistenza nella nostra società”, ha detto Bureau. “Ecco perché l’intelligenza artificiale utilizza queste caratteristiche femminili per rendere i suoi prodotti più umani”. Ma c’è un avvertimento: “Dare a un’assistente virtuale caratteristiche femminili può portare a oggettivare le donne ”.

Secondo Cristina Aranda, cofondatrice dell’associazione Mujeres Tech, che si impegna a promuovere la presenza femminile nel campo tecnologico, il problema fondamentale risiede nelle persone che si dedicano allo sviluppo di queste tecnologie. “La stragrande maggioranza di coloro che hanno plasmato questi prodotti sono uomini con forti pregiudizi di genere e culturali”, ha dichiarato.

“L’unico modo per ‘hackerare’ il sistema è avere più donne nel settore. Le decisioni prese dai programmatori durante la creazione di questi dispositivi derivano dal loro sistema di credenze, e se le donne sono sempre state viste come assistenti, ciò si rifletterà anche nella loro intelligenza artificiale.”

Da anni Nancy Salazar, esperta di informatica, si dedica allo studio di questo fenomeno. Secondo lei, il genere femminile è storicamente associato alla servitù. Questa osservazione è stata confermata dal ricercatore Clifford Nass, professore all’Università di Stanford, nel suo studio intitolato I computer hanno un genere neutro?, in cui ha concluso che le persone tendono a percepire le voci femminili come ausiliarie e quelle maschili come dittatoriali.

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