Pillole di iodio: è boom di vendite, ma servono davvero contro le radiazioni?

La paura che la guerra in Ucraina degeneri in un conflitto nucleare, soprattutto dopo i combattimenti intorno a Zaporizhzhia e Chernobyl, ha fatto aumentare la domanda delle pastiglie, che dovrebbero ridurre il rischio di sviluppare un cancro alla tiroide . Ma le autorità avvertono: vanno assunte solo su raccomandazione medica e delle autorità.

Da quando i bombardamenti in Ucraina si sono avvicinati tanto da colpire anche le centrali nucleari, lo spettro di una seconda Chernobyl ha iniziato a terrorizzare la popolazione. Proprio la paura delle radiazioni ha fatto impennare la vendita di pastiglie di iodio.

L’Unione dei farmacisti belgi ha dichiarato all’agenzia di stampa del Paese che solo lunedì primo marzo sono state distribuite oltre 30mila scatole dell’integratore, gratuito per tutti i cittadini belgi che presentano la carta d’identità al bancone.

Situazione praticamente identica anche in Finlandia e nei Paesi Bassi dove, come si legge su Euronews, la domanda delle pillole allo iodio è aumentata in modo esponenziale nell’ultima settimana. L’Associazione finlandese dei farmacisti ha fatto sapere alla popolazione di non ricorrere alle scorte preventive con il timore che possano esaurirsi, perché i magazzini sono pieni.

Il nuovo boom di vendite ha costretto l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare a ricordare che le compresse di iodio non vanno assunte preventivamente o di propria iniziativa, ma solo su indicazione delle autorità e degli specialisti:

“L’attuale situazione in Ucraina non richiede l’assunzione di compresse di iodio. Rimangono disponibili gratuitamente in farmacia, ma non sono necessari in questo caso specifico. Prendi lo iodio solo su raccomandazione delle autorità”.

A cosa servono di preciso le pillole di iodio?

Le compresse vengono assunte per ridurre il rischio di sviluppare un cancro alla tiroide in caso di incidente nucleare. Lo iodio radioattivo rilasciato durante un tale evento può essere assorbito dalla ghiandola tiroidea durante l’inalazione di aria contaminata.

Come ricordato dal giornale Le Soir, se lo iodio radioattivo viene rilasciato nell’aria, l’assunzione di ioduro di potassio “satura la ghiandola tiroidea, prevenendo così l’assorbimento di iodio radioattivo” e il conseguente “rischio di cancro alla tiroide”. Ma va ricordato che “le pastiglie di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive” dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi.

Inoltre, l’uso delle compresse è raccomandato solo per le persone in determinate fasce d’età. In caso di fuoriuscita di radiazioni, i minori di 18 anni, in particolare i più piccoli, sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori. Lo stesso vale per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre gli adulti dai 18 ai 40 anni hanno meno probabilità di sviluppare il cancro alla tiroide.

Il rischio si abbassa ulteriormente per gli over 40, rendendo l’uso delle compresse “controproducente e persino potenzialmente tossico”, ha aggiunto l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare, ricordando che lo ioduro di potassio aumenta il rischio di disfunzioni della tiroide.

Di qui, l’appello ai cittadini a non assumere le compresse per un rischio attualmente inesistente. La US Nuclear Regulatory Commission, inoltre, osserva che si tratta di una “protezione molto specializzata”, riferendosi al fatto di non assumere le pillole senza aver consultato uno specialista.

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