Abbiamo commesso un errore. Come capitato altre volte in passato, chiediamo scusa perché anche la nostra redazione è “caduta” nella bufala della proposta di matrimonio rifiutata che nelle scorse settimane è diventata virale sui social, con oltre 9o milioni di views, ed è stata ripresa da moltissimi media nazionali.

Ne abbiamo parlato in questo articolo, pubblicato il 28 dicembre 2023.

La scena è ormai epica e nota a molti: lui si inginocchia nei pressi di via dei Condotti, lei, sorpresa, rifiuta la proposta di matrimonio dicendo
“Che c***o fai? Non ero pronta”. Una dichiarazione d’amore andata male che su TikTok finisce dritta nei “per te” e che i giornali riprendono. Peccato fosse tutto falso.

A confermarlo, nella sua newsletter, il giornalista Francesco Oggiano, che spiega di essere stato contattato proprio dal ragazzo che ha ideato il video.

Si chiama Valerio Ulivieri ed è il ragazzo che nel filmato veste i panni dell’aspirante sposo. 23 anni, laurea in Legge e politiche europee, vive a Londra dove lavora da poco nel campo della comunicazione.

Si legge nell’articolo, dove viene anche spiegato che l’idea, a Ulivieri, è venuta mentre, con gli amici, si interrogava sul concetto di viralità, ma anche sulle difficoltà di un accurato fact checking da parte dei media e su fenomeni come il clickbait.

Ci siamo chiesti: cosa attira di più a livello di contenuti social durante le Feste?

L’amore

Il cringe

Il gioco è fatto. Il video viene girato il 23 dicembre e il 27, al rientro dalla pausa natalizia, la notizia compare su moltissime testate italiane, anche se solo due, per giunta straniere, contattano il ragazzo per chiedergli un’intervista, il NY Post e il Daily Mail.
La cosa curiosa è che, con il passare dei giorni e il tam tam mediatico, sono stati aggiunti particolari e dettagli in maniera totalmente randomica dalle varie testate, come ad esempio il fatto che il cantante di strada che si sente nel video fosse stato ingaggiato dal “fidanzato”.

La finta proposta è stata svelata già qualche ora dopo, sempre su TikTok: a organizzare il tutto quattro amici, compresa la ragazza, un’amica che sta facendo uno stage in banca.

@herclueless Don’t be mad but if you know us, you should have seen it coming 😅 @herclueless #proposalvideo#proposalgonewrong#herclueless @herclueless @herclueless ♬ underneath the tree - c ❣️

Probabilmente cascarci era fin troppo facile, ma in ogni caso riteniamo sia sintomo di intelligenza e di rispetto verso chi ci legge fare le nostre scuse per il “granchio” preso.

Al di là del nostro errore, però, c’è un altro aspetto da tenere in considerazione, sollevato anche da Oggiano: il video in questione è uno scherzo goliardico, una sorta di “esperimento sociale” che non nuoce a nessuno, ma se il contenuto fosse stato uno di quelli considerati “sensibili”?

Stiamo assistendo, da qualche giorno, al polverone mediatico che si è scatenato attorno a Selvaggia Lucarelli e al compagno Lorenzo Biagiarelli in seguito alla morte della ristoratrice Giovanna Pedretti, “accusata” di aver montato ad hoc una recensione negativa al suo locale per poter rispondere e rendere il tutto virale, e, sempre a proposito di influencer e di credibilità, da un mese circa tiene banco l’affaire Ferragni.

Il problema dei social è proprio questo: la difficoltà di poter fare un fact checking approfondito che escluda la possibilità di errore. Sulle varie piattaforme è facile creare profili falsi, editare video che sembrano reali ma non lo sono, diffondere notizie sulla cui veridicità è complicato indagare. E spesso i media si limitano a riprendere una notizia giusto per “non rimanere indietro” senza curarsi troppo di scandagliarla nei suoi dettagli per accertarne la credibilità.

Valerio Ulivieri con Oggiano si domanda:

Se invece di un semplice video di una proposta di matrimonio avessimo diffuso fatti riguardanti un partito politico, un’istituzione o un’azienda, il fact-checking sarebbe stato condotto in modo più accurato?

I casi sono tanti, potenzialmente infiniti: bastano il nome e cognome di qualcuno che ha commesso un atto orribile scritti sotto il volto di una persona che ha un’altra identità per scatenare una gogna mediatica e una campagna di odio, social e non, nei suoi confronti. Ne è un esempio la sedicenne Alessia Greco, che avrebbe gettato un gattino disabile in una fontana ad Alberobello causandone la morte per congelamento, facendosi immortalare da un amico mentre compiva quel gesto ignobile. Nei giorni seguenti alla diffusione del video si è scatenata una vera e propria caccia alle streghe, con ragazze che avevano la sola colpa di essere omonime dell’adolescente, o di somigliarle vagamente, che hanno dovuto postare video per spiegare di non essere lei.

Mentre il già citato caso Ferragni ha finito con il minare la credibilità di tutti i content creator, buttando tutti e tutte nel calderone e bollandoli come “truffatori”, nella più banale delle generalizzazioni.

Il compito di accertarsi della veridicità di una notizia, però, prima di darla in pasto al pubblico – e qui si parla secondo la prospettiva di chi opera nel settore della comunicazione – ma anche semplicemente prima di commentarla o repostarla – il discorso è quindi esteso a tutti, anche ai semplici fruitori di contenuti web – è nostro. E forse il caso della finta proposta di matrimonio andata male – meglio così, quindi, nessuno ha sofferto pene d’amore per un gran rifiuto – può insegnarci davvero qualcosa.

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