L’eritreo Tesfalidet Tesfom aveva solo 22 anni e pesava appena 30 chili quando è sbarcato a Pozzallo (Sicilia) il 12 marzo 2018, ed è morto il giorno successivo a Modica: nelle sue tasche, all’interno del portafogli, c’erano due sue poesie, scritte in tigrino.

I versi di quelle due poesie, intitolate Non ti allarmare fratello mio e Tempo sei maestro, sono stati inseriti nelle antologie poetiche per le scuole. Adesso la Treccani ha accreditato le poesie di Tesfalidet Tesfom accostandolo ai grandi poeti del Mediterraneo, insieme a Omero e a Kavafis. Un mare, il Mediterraneo, che se prima è stato fonte di vita, di cultura, di civiltà, adesso significa la morte per tante persone: ed è questo il tema principale delle poesie di Tesfot, che sottolineano le difficoltà dei migranti e il bisogno di solidarietà.

Non ti allarmare fratello mio, dimmi, non sono forse tuo fratello? Perché non chiedi notizie di me?”, recita infatti Tesfom in Non ti allarmare fratello mio. “No, non dirmi che hai scelto la solitudine, se esisti e perché ci sei, con le tue false promesse, mentre io ti cerco sempre, saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue?”

Tempo sei maestro, per chi ti ama e per chi ti è nemico, sai distinguere il bene dal male”, si legge invece in Tempo sei maestro. “Chi ti rispetta e chi non ti dà valore”.

Per ricordare il poeta eritreo nel giorno del sesto anno dalla sua morte, ieri 13 marzo 2024 i medici che l’hanno soccorso, i volontari delle Ong e le persone che l’hanno conosciuto hanno organizzato un momento di preghiera al cimitero di Modica, dove Tesfalidet Tesfom, soprannominato Segen, è sepolto.

Durante il momento di ricordo sono state lette le sue poesie. Anche il vescovo di Noto, monsignor Salvatore Rumeo, è intervenuto per ricordare il giovane migrante e poeta: “Le sue poesie ci danno le coordinate di un’antropologia umana che facciamo fatica a trovare altrove. Sono loro, i migranti, a scrivere la storia, non noi”, ha detto Rumeo.

Le poesie Non ti allarmare fratello mio e Tempo sei maestro sono state trovate nel portafogli di Tesfom, nelle sue tasche, ed erano ben piegate, anche se un po’ bagnate: quelle poesie hanno viaggiato con Tesfalidet Tesfom dalla Libia. Lì il poeta era stato prigioniero in uno dei più duri campi di detenzione, Bani Walid. Poi, arrivato il 12 marzo 2018 a Pozzallo, l’eritreo è deceduto il giorno dopo all’ospedale di Modica, in uno stato di grave deperimento fisico, con un polmone perforato e uno stato di tubercolosi avanzata.

Secondo l’OIM (International Organization for Migration), quest’anno più di 100 migranti sono morti o risultano dispersi nel Mar Mediterraneo, il doppio rispetto al 2023 nello stesso periodo.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!