La violenza di genere interessa, secondo i dati recenti dell’OMS, circa un terzo delle persone di sesso femminile in tutto il mondo, a prescindere dalle loro condizioni socio-culturali, e si ramifica in vari settori, a partire dall’ambiente domestico fino alla scuola, passando ovviamente per il mondo lavorativo.

Proprio su quest’ultimo aspetto pone l’accento l’indagine condotta da Fondazione Libellula, la Survey L.E.I. (Lavoro, Equità, Inclusione), dal titolo Ti Tocca, che tra dicembre 2023 e gennaio 2024 ha coinvolto 11201 donne, principalmente laureate, impiegate, con un contratto a tempo pieno, e concentrate soprattutto (quasi al 50%) nell’area Nord-Ovest del Paese.

I dati emersi dal campione raccontano di un contesto in cui, sul posto di lavoro, almeno 7 donne su 10 sono state vittime di molestie, espresse soprattutto attraverso complimenti non richiesti, allusioni o osservazioni sul proprio corpo. Ma c’è anche un 40% che ha subito contatti fisici indesiderati, dato in netto aumento rispetto al 2022 (+81% circa), e un 43% che ha ricevuto vere e proprie avances in maniera esplicita.

“I dati sottolineano la diffusa normalizzazione della violenza di genere anche nei contesti lavorativi, richiedendo un’azione immediata e risoluta per prevenire e contrastare queste situazioni”, è il commento della presidente di Fondazione Libellula, Debora Moretti.

C’è anche un 70% che, pur non avendo ricevuto molestie o catcalling in prima persona, ha sentito rivolgere battute volgari o allusioni di tipo sessista ad altre lavoratrici, in particolar modo a quelle che non hanno un partner stabile, oppure nei contesti di aziende con meno di 49 dipendenti.  Il 27% delle intervistate ha invece segnalato richieste e comportamenti di natura sessuale non graditi o non sollecitati. “Questi dati evidenziano una situazione preoccupante e inaccettabile all’interno delle aziende italiane, sottolineando la necessità di una seria riflessione – ha aggiunto Moretti – Il luogo di lavoro rappresenta il contesto principale della vita quotidiana, dove le persone si incontrano e interagiscono in modo più profondo e continuo nel tempo. Pertanto questi episodi impattano in maniera significativa sul benessere di chi li subisce e anche di chi vi assiste”.

Fonte: ebook Ti Tocca di Fondazione Libellula

Le percentuali aumentano nel caso di donne manager, che nel campione preso in esame rappresentano una esigua minoranza, a dimostrazione anche delle difficoltà di accesso a posizioni lavorative di prestigio da parte delle donne.

Fra di loro, il 77% delle manager e il 75% delle dirigenti si è sentita rivolgere commenti sul proprio corpo che le hanno messe a disagio, mentre il 79% delle dirigenti e il 76% delle manager è stata oggetto, o ha ascoltato, battute sessiste o volgari verso altre donne, rispetto alla media di circa il 70%. La percentuale cresce anche per i contatti fisici indesiderati, che toccano il 47% per le dirigenti e il 54% per le imprenditrici.

I dati più eclatanti, tuttavia, sono quelli riguardanti le avance esplicite indesiderate: vittime il 64% delle imprenditrici e il 54% delle dirigenti, mentre le richieste di natura sessuale non gradite o non sollecitate hanno riguardato il 45% delle imprenditrici e il 35% delle dirigenti.

Due le ipotesi che potrebbero spiegare l’aumento significativo delle percentuali:

  1. le donne in posizione lavorativa di rilievo sono più maggiormente consapevoli della situazione
  2. occupando posizioni storicamente riservate agli uomini, sono soggette a comportamenti che le depotenziano, o le oggettificano al fine di rimetterle “al loro posto”. Ipotesi, quest’ultima, che sembrerebbe essere confermata anche da quella fetta di manager e dirigenti, ben l’88%, che afferma di veder crescere professionalmente gli uomini più velocemente delle donne.

Altri dati significativi che corroborano l’idea che ci siano ancora molti pregiudizi rispetto alle donne in una posizione lavorativa di rilievo sono quelli che riguardano le frasi che queste ultime si sentono rivolgere: 6 su 10 si sono sentite dire di aver usato la seduzione per raggiungere i propri obiettivi, la metà (1 su 2) di essere meno competente degli uomini. 6 su 10 non vengono neppure chiamate in base alla propria qualifica, ma solo “signora/signorina/ragazza”. Non raro, inoltre, che le donne sperimentino il manterrupting, ovvero la situazione in cui vengono interrotte dagli uomini durante riunioni o confronti.

Fonte: ebook Ti Tocca di Fondazione Libellula

La situazione è particolarmente problematica nel nostro Paese, che si attesta all’ultimo posto in Europa da oltre un decennio per quanto riguarda la parità di genere, in relazione ad esempio alla segregazione lavorativa o alla partecipazione ai processi decisionali. Per questo, conclude Moretti “È dunque urgente un intervento deciso per contrastare questa realtà, promuovendo politiche aziendali rigorose contro la violenza di genere e creando una cultura organizzativa che favorisca il rispetto e l’inclusione. Per questo motivo abbiamo deciso di chiamare questa Survey ‘Ti tocca’, perché è giunto il momento che ognuno s’assuma la responsabilità di queste situazioni e inizi, nel proprio piccolo, ad agire per il cambiamento”.

Le parole di Moretti sono state accolte anche dalle istituzioni milanesi in seguito alla presentazione dei risultati del sondaggio presso la sede
milanese della naturetech company italiana 3Bee, partner ospitante e co-organizzatore dell’evento. “Questi dati ci confermano ancora una volta, se fosse necessario, che il patriarcato è ancora dominante nella società e, soprattutto, nei luoghi di lavoro – ha commentato Lamberto Bertolé, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano – E se è vero che le mobilitazioni di questi mesi ci raccontano che qualcosa sta cambiando e che una nuova sensibilità si sta facendo lentamente strada, è altrettanto vero che siamo ancora lontani da una piena assunzione
di responsabilità da parte degli uomini. Le molestie, gli abusi, la violenza di genere sono prima di tutto una questione maschile e da questa premessa non si può prescindere se si vuole affrontare veramente il tema”.

Anche la Delegata del Sindaco di Milano alle Pari Opportunità, Elena Lattuada, è d’accordo: “La libertà femminile non può più attendere: allusioni, contatti indesiderati di qualsiasi tipo non possono più essere tollerati, né nello spazio pubblico, né nei luoghi di lavoro, né tra le mura domestiche. Fondamentale il lavoro che Fondazione Libellula ha fatto nella ricognizione di quanto accade nei luoghi di lavoro, come è importante il lavoro di sostegno e ascolto delle donne che nella città di Milano viene fatto dall’Associazione e dalle tante che hanno a
cuore la dignità femminile, sempre”.

Fondazione Libellula ha infine fornito 5 consigli per prevenire e contrastare la violenza di genere sul posto di lavoro:

  1.  Chiedi che vengano attuati progetti di sensibilizzazione e formazione per tutto il personale su come riconoscere gli stereotipi e le discriminazioni che abbiamo interiorizzato e su come queste possano tramutarsi in micro-aggressioni più o meno consapevoli.
  2.  Informati su quali sono gli strumenti a disposizione in azienda: esiste una policy anti-molestie? È stata condivisa? C’è uno sportello o una Consigliera di Fiducia da poter contattare in caso di dubbio o segnalazione?
  3. Fai sentire il tuo sostegno a una neo-mamma che ritorna al lavoro dopo il congedo di maternità, fai lo stesso con un neo-papà. Proponi un’attività per supportare la genitorialità condivisa.
  4. Viviti come parte attiva del cambiamento: in alcune aziende, come quelle del Network Libellula, è possibile ricevere una formazione specifica su queste tematiche per diventare ambassador.
  5. Contatta lo Sportello L.E.I. che Fondazione Libellula ha dedicato alle lavoratrici in cerca di ascolto e orientamento per casi di discriminazioni, molestie e violenze.
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