Cos'è la triptorelina, usata per bloccare la pubertà nelle persone trans, che preoccupa il Ministero

Sono arrivati gli ispettori mandati dal ministero della Salute all'ospedale fiorentino di Careggi, dopo l'interrogazione parlamentare sollevata dal senatore Gasparri sull'utilizzo della triptorelina per la disforia di genere.

Ispettori mandati dal ministero della Salute all’ospedale fiorentino di Careggi per indagare sul servizio che si occupa di disforia di genere, dopo l’interrogazione parlamentare sollevata dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri sulla triptorelina, il farmaco usato per sospendere lo sviluppo puberale.

Per Mara Campitiello, capo della segreteria tecnica del dicastero, l’invio degli ispettori serve solo per “fare chiarezza sulle dinamiche e l’iter del percorso di transizione” e non ci sarebbe “alcun intento punitivo, bensì di conoscenza dei percorsi messi in atto”.

Il caso, come detto, è stato sollevato in Senato dall’ex ministro, il quale ha sostenuto che il farmaco in questione sarebbe “somministrato a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica” basandosi “sul presupposto, inaccettabile, che con la pubertà bloccata i bambini hanno tempo di esplorare la loro identità di genere e decidere se proseguire il percorso di transizione”.

Il ministero ha anche fatto sapere di aver chiesto una “rivalutazione” sull’uso della triptorelina al Comitato nazionale di biotetica e ad Aifa, che in passato avevano rilasciato parere favorevole sul farmaco.

La triptorelina viene generalmente impiegata nei casi di tumore alla prostata, per quanto riguarda gli uomini, o per carcinoma alla mammella ormono-sensibile, fibromi uterini, endometriosi e varie tecniche di fecondazione assistita nelle donne; per sospendere lo sviluppo nei casi di pubertà precoce viene inoltre impiegata nelle bambine fino a 8 anni e nei bambini fino a 10, previa prescrizione a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), su diagnosi e piano terapeutico di strutture specialistiche, come da nota AIFA.

Rispetto agli adolescenti con disforia di genere, il suo utilizzo viene considerato “off label”, ovvero al di fuori delle indicazioni specifiche del farmaco; con la determina n. 21756/2019 l’AIFA ha infatti inserito la triptorelina nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del SSN, ai sensi della legge 648/96, per l’impiego in casi selezionati di disforia di genere, in cui ci sia una diagnosi confermata da équipe mutlidisciplinare specialistica e dove assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non siano risolutive.

Va detto che gli effetti della triptorelina sono reversibili in caso di interruzione della terapia, e che per essere somministrata nei casi di disforia di genere sia necessario il consenso di entrambi i genitori. In questo modo, semplicemente, si dà modo agli adolescenti di riflettere e di capire se, una volta maggiorenni, vogliano ricorrere alla transizione di genere, sospendendo lo sviluppo dei caratteri sessuali prettamente legati al genere.

Proprio questo è lo scopo con cui è nata l’unità Andrologia, endocrinologia femminile e incongruenza di genere dell’ospedale fiorentino, Centro regionale per le problematiche sanitarie sull’identità di genere (Crig) che dalla sua nascita, dieci anni fa, e fino al 2021, ha accolto 87 pazienti, di cui circa la metà si è sottoposto alla terapia. Nel 2022 ci sono stati 60 accessi e 18 prescrizioni per la cura, nel 2023 gli accessi sono stati 86, con 26 terapie.

L’età media dei pazienti che accedono al Crig è di 14,8 anni, mentre quella dei casi per cui il trattamento farmacologico risulta necessario è di 15,2. Per gli altri si tratta quindi di fornire soprattutto supporto psicologico.

Il blocco dello sviluppo dei caratteri sessuali negli adolescenti che manifestano disforia di genere permette loro, nel caso in cui una volta maggiorenni vogliano compiere la transizione, di avere risultati molto più soddisfacenti e di avere meno possibilità di essere percepiti come persone transessuali, con tutto lo stigma sociale che spesso ancora questa situazione comporta. Qualora invece si dovesse decidere di sospendere la terapia, lo sviluppo riprenderebbe in maniera regolare.

Il Crig prevede 5 o 6 colloqui da effettuare nei sei mesi prima dell’effettiva presa in carico, quindi controlli una volta al mese, con assistenza psicologica e psichiatrica.

Sulle ispezioni a Careggi ha risposto l’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, spiegando che “le attività e i percorsi clinico assistenziali sono svolti in applicazione della normativa vigente, delle raccomandazioni scientifiche nazionali e internazionali, nonché della determina di Aifa”. Insomma una situazione ben lontana da quella prospettata da Gasparri.

La Regione ha anche tenuto a precisare che solo gli adolescenti vengono sottoposti a questa terapia per la disforia di genere, non i bambini, e che, rispetto al percorso psicologico seguito da ciascun paziente, il professionista incaricato “valuta nel corso di varie sedute, nell’arco di circa un anno se il paziente soddisfa i criteri diagnostici per la disforia di genere. Qualora l’adolescente soddisfi i criteri, l’utente e la famiglia continuano a ricevere regolari colloqui psicologici, con attivazione concomitante dell’équipe multidisciplinare e specialistica (con un neuropsichiatra, un endocrinologo, uno psicologo e uno specialista di bioetica, ndr). L’équipe, che si riunisce una volta al mese, ha il compito di confermare la diagnosi di disforia di genere analizzando ogni singolo caso”.

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