"Un uomo normale guarda il bel c*lo di una donna", le frasi choc del sindaco di Terni Bandecchi

Fanno discutere le dichiarazioni del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, espresse in un'intervista e ribadite in consiglio comunale. "Un uomo normale guarda il c*lo di una donna, e se ci riesce se la tr**ba anche".

Hanno fatto il giro del web, per ovvie ragioni, le parole del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, di Alternativa Popolare, che nel corso di un consiglio comunale si è lasciato andare ad esternazioni a dir poco sessiste, in un periodo in cui si parla tanto di violenza di genere e in cui ci sono ancora diverse difficoltà per comprendere che molti degli atteggiamenti normalizzati sono a tutti gli effetti molestie.

Contestualizziamo il tutto: nel consiglio comunale in questione la consigliera Cinzia Fabrizi, di Fratelli d’Italia, leggendo testualmente alcune dichiarazioni rilasciate da Bandecchi lo scorso novembre durante un’intervista con Fanpage, ne ha aspramente criticato il contenuto: “Lei ha mai tradito la sua fidanzata? Deve cominciare a tradirla, se no non è un uomo normale. Prima o poi la ammazza. Un uomo normale guarda il bel culo di una donna e forse ci prova anche. Poi se ci riesce… Se poi non ci riesce, invece torna a casa”, le parole riportate da Fabrizi.

Altre dichiarazioni rilasciate da Bandecchi in occasione dell’intervista sono state:

Io ho due figli, quando gli dico ‘guarda che bel c*lo che ha quella’ questi mi dicono ‘io sono fidanzato, che mi importa’. Nella mia generazione un ragazzo fidanzato sa cosa avrebbe risposto? ‘Mi devo organizzare’. Il problema è che le donne sono diventate uomini, oggi, perché le ragazze giovani ragionano come ragionavamo noi negli anni Ottanta. E gli uomini sono diventati un po’ donne, sono fragili. Solo che poi un uomo può ammazzare una donna, invece una donna ha più difficoltà ad ammazzare un uomo. Io penso che oggi ci siano più donne che tradiscono gli uomini che il contrario. […] C’entra [con la violenza di genere, ndr.] perché gli uomini secondo me in questo momento vivono la loro vita contro natura, e quindi in certi casi sbroccano. Perché non sopportano più – dopo che sono stati onesti, precisi, fedeli – di sentirsi dire da una donna ‘mi hai rotto, devo andare a letto con un altro’. Io sono di un’altra generazione, sa cosa mi importa se mia moglie mi tradisce? Vado a dormire in un hotel a cinque stelle, il mondo è pieno di donne. La mia generazione è cresciuta pensando che per ogni uomo c’erano sette donne. Prima i mostri erano uomini, ora i mostri sono le donne. La donna si è evoluta.

Risentito dalle osservazioni di Fabrizi, Bandecchi, fondatore dell’Università degli studi Niccolò Cusano, in consiglio comunale ha quindi ribadito la propria posizione.

Dovete decidere se fate qualcosa contro di me e scrivete specificatamente che frasi ho detto e io vi risponderò perché le ho dette – ha affermato piccato il sindaco ternano –  anche se so che tutti gli italiani normali, e per normali intendo sani di mente, mi hanno capito, e tutte le femmine italiane normali mi hanno capito. […] Rivendico le mie parole tutte una per una, un uomo normale guarda il bel c*lo di un’altra donna poi se ci riesce se la tr**ba anche, se poi non ci riesce invece torna a casa. Ora offendetevi quanto volete, ma questa è la mia idea.

Le parole di Bandecchi si commentano da sole, perché tra sessismo, colpevolizzazione delle vittime, stereotipi di genere obsoleti come la mascolinità tossica elevata a vanto o l’idea che la donna sia fragile o che “per ogni uomo ci siano 7 donne”,  perpetuano dei paradigmi maschilisti secondo cui appare normale non solo rivolgere apprezzamenti non richiesti alle donne – ricordiamo che in alcuni Paesi il fenomeno chiamato catcalling è punito con multe severe o persino con pene detentive -, e “provarci”, indipendentemente che la donna abbia manifestato la propria volontà in proposito; ma veicolano anche una visione del mondo in cui la donna è presentata come un accessorio dell’uomo (difatti ne può avere ben sette), la cui normalità si misura su quanto palesi la propria virilità ostentata (che non può vacillare, pena il non essere nomali, o usando le parole del sindaco non “sani di mente”) e in cui la donna può essere accusata di far “sbroccare” l’uomo quando non si adegua a tali schemi per lei oppressivi.

Non c’è nemmeno bisogno di citare gli innumerevoli casi di violenze e femminicidi per sottolineare quanto grave sia ancora la situazione femminile in tal senso, perché la natura drammatica di questa strage che a dispetto della natura temporanea che dovrebbe avere un’emergenza, perdura da decenni, se non secoli, rende chiarissimo perché le parole di Bandecchi non possono che indignare nel loro tentativo di dare una spiegazione al fenomeno che, ancora una volta, fa ricadere la colpa sulle donne stesse e veicola stereotipi legali alla cultura del possesso.

Spesso infatti proprio queste sovrastrutture maschiliste che permeano la nostra società rappresentano il motivo per cui le donne temono di dichiarare di aver subito molestie, oppure hanno difficoltà a riconoscerle. In un report del 2021 condotto da WeWorld e Ipsos fu rilevato che ben il 40% delle donne italiane – 1 su 3 – non fosse consapevole di aver subito una forma di molestia nella propria vita. E contemporaneamente, quando vennero poste domande sul catcalling, emerse che almeno il 50% lo avesse subito almeno una volta.

Più che di “offendersi”, come Bandecchi afferma, si tratta semplicemente di imparare a riconoscere, e a denunciare come gravi, anche le forme all’apparenza meno eclatanti di violenze di genere, a partire appunto proprio da tutti quei comportamenti che generalmente vengono banalizzati e relegati allo standard di “goliardia” o “spacconeria maschile”. Il fatto che a sostenerli, e a ribadirne pubblicamente la bontà, sia un’istituzione politica, non può che rappresentare un ulteriore elemento di riflessione.

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