È morto Alexei Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin. A dare notizia della sua morte il Servizio penitenziario federale russo della regione Jamalo-Nenets, dove il politico era detenuto, che sul suo sito ufficiale comunica: “Il 16 febbraio 2024, nella colonia correzionale n. 3, il detenuto Navalny A.A. si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza. Gli operatori sanitari dell’istituto sono arrivati ​​immediatamente ed è stata chiamata un’ambulanza. Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte.

Il politico, 47 anni, si trovava presso la colonia di Kharp, nel circolo polare artico, dove era recluso in seguito a una serie di accuse attribuitegli dopo il suo ritorno in Russia nel gennaio 2021, una detenzione giudicata da molti politici e media occidentali come immotivata.

Dmitrij Peskov, portavoce del presidente, ha dichiarato che dei medici di Mosca si recheranno sul posto per accertare le cause della morte di Navalny. Secondo molti, però, tra cui anche il segretario di stato americano Antony Blinken e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il responsabile della morte del politico potrebbe essere proprio Vladimir Putin. Navalny, infatti, è sempre stato un personaggio scomodo per il regime del presidente, che già una volta, nell’agosto 2020, aveva tentato di avvelenarlo utilizzando una sostanza chiamata novichok.

Inizialmente posizionato su idee nazionaliste e anti-immigrazione, nel 2011 il politico decise di dare inizio alla sua carriera anticorruzione esponendosi più volte contro Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Navalny entrerà poi in Russia del Futuro, formazione politica dalle posizioni liberali, progressiste ed europeiste, diventando sia in Russia che all’estero un simbolo della lotta contro il regime di Putin e denunciando la condotta sempre più dittatoriale di quest’ultimo, oltre a prendere posizione contro l’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022.

Con il suo lavoro, Alexei Navalny ha contribuito a disvelare la corruzione del Cremlino, portando alla luce scandali come i conti offshore del presidente e la sua presunta villa-bunker sulle coste del Mar Nero. Per le sue inchieste, il politico era stato candidato nel 2021 al Nobel per la Pace, e nello stesso anno aveva vinto il Premio Sacharov per la libertà di pensiero.

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