Anahita Amiripour, 20 anni, uccisa in Iran nei giorni scorsi. Ma nessuno ne parla

La giovane studentessa universitaria iraniana Anahita Amiripour è stata uccisa a colpi di pistola da agenti sotto copertura del Dipartimento di Intelligence, nell'area urbana di Borujerd. Il probabile motivo è - ancora una volta - l'uso dell'hijab.

Hengaw, l’associazione a difesa dei diritti umani curda, ha annunciato che Anahita Amiripour, una giovane universitaria di 20 anni, è stata uccisa il 19 gennaio. Gli autori del crimine sono stati individuati come agenti sotto copertura del Dipartimento di Intelligence, nell’area urbana di Borujerd, situata nella provincia occidentale del Lorestan.

Poco dopo il tramonto del 19 gennaio Anahita si trovava in auto con un altro studente, M. Jalayi-far, quando un gruppo di agenti sotto copertura si è avvicinato alla loro vettura intimando loro di accostare. Spaventati, i due hanno tentato di fuggire ma sono stati raggiunti dai proiettili degli agenti. Per Anahita non c’è stato nulla da fare. La giovane è morta in ospedale. Il suo amico è rimasto gravemente ferito ed è attualmente in fin di vita.

“Il motivo per cui gli agenti hanno cercato di fermare l’auto non è chiaro, anche se alcune speculazioni suggeriscono un possibile legame con l’applicazione dell’hijab, il velo obbligatorio,” precisa Hengaw. La morte di Anahita segue quella della giovane curda iraniana 22enne Mahsa Amini, uccisa dal regime di Teheran per aver rifiutato di indossare il velo nel modo giudicato ‘corretto’.

Sembra poi che le autorità governative abbiano esercitato una forte pressione sulla famiglia e sugli amici di Anahita affinché non divulgassero alcun dettaglio riguardante il tragico omicidio. I mezzi d’informazione controllati dal governo stanno tentando di far passare la morte della studentessa come un incidente legato agli avvenimenti recenti avvenuti a Kerman.

In particolare, il 3 gennaio scorso, durante la commemorazione del quarto anniversario della scomparsa dell’ex comandante dell’IRGC Qasem Soleimani, un attacco suicida ha provocato la perdita di 89 vite umane. Tale attacco è stato rivendicato dallo Stato Islamico.

Questa interpretazione dei fatti è stata giudicata poco credibile da molte persone che credono che gli agenti abbiano deliberatamente preso di mira i due ragazzi. Un comportamento che si ripete ormai quasi ogni giorno da quando Mahsa è stata uccisa.

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