Addio alla dottoressa Gao Yaojie, morta a New York a 95 anni.

Ginecologa cinese, Yaojie denunciò l’insabbiamento della reale portata dell’epidemia di Aids nella provincia centrale dell’Henan da parte del governo di Pechino, motivo per cui fu vessata per anni e dovette trovare rifugio negli Stati Uniti.

Gao Yaojie fu infatti tra i primi medici a venire a conoscenza di quella che all’epoca – si parla della prima metà degli anni ’90 – era ancora la misteriosa malattia che uccideva gli abitanti delle zone rurali, e non le ci volle molto per scoprire il collegamento tra quelle morti e la vendita di sangue effettuata secondo i programmi di raccolta approvati, senza tenere minimamente conto di alcuna norma igienica, dal governo circa un decennio prima. Così, mentre le autorità cercavano di tenere nascosto lo scandalo e rifiutavano di aiutare gli abitanti, Yaojie iniziò ad acquistare medicine e forniture di base con la sua pensione per curare i malati, fino a diventare una delle attiviste più conosciute che portò all’attenzione internazionale il problema dell’Aids.

All’epoca in Cina – ma non solo – la convinzione diffusa era che l’Aids si potesse contrasse solo attraverso i rapporti sessuali non protetti, oppure che fosse trasmessa dalla madre al feto in gravidanza. Dopo l’opera di Gao Yaojie, che a sue spese stampò anche volantini educativi proprio per far capire come il virus dell’Hiv potesse diffondersi e far sviluppare la malattia, la vendita di sangue fu vietata, pur continuando, come sostenuto dalla dottoressa, in modo illegale negli anni successivi. Anche se non fu la prima a scoprire l’epidemia – la scoperta del virus si deve infatti a Robert Gallo, direttore del laboratorio di biologia cellulare dei tumori del National Cancer Institute di Bethesda in America, Françoise Barré-Sinoussi, ricercatrice nel laboratorio di retrovirologia dell’Istituto Pasteur di Parigi diretto da Luc Montagnier, e allo stesso Montagnier – Yaojie con il suo lavoro permise di farla scoprire in Cina e di denunciare la situazione anche al New York Times.

Quanto rivelato le costò l’ostilità del governo cinese e anche 20 giorni di arresti domiciliari per volontà del governo provinciale dell’Henan, zona in cui fu più attiva, nel 2007 (arresto poi annullato dal governo centrale). Motivo per cui, alla fine, trovò asilo negli Stati Uniti, fino alla scomparsa, sopraggiunta domenica, come confermato dal politologo esperto di Cina Andrew Nathan, che gestiva gli affari della ginecologa negli Usa.

“Era fragile da diversi anni”, ha spiegato Nathan, aggiungendo però che la sua è stata una morte “improvvisa e inaspettata”.

Per il suo lavoro Gao Yaojie ha ricevuto un riconoscimento internazionale, datole proprio dalla Cina nel 2004, dopo che, tre anni prima, il Paese aveva finalmente ammesso quanto fatto.

Si stima che nella sola provincia di Henan almeno un milione di contadini abbia contratto Hiv e Aids a causa del commercio del sangue.

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