È morta Carolyn Bryant Donham, la donna che causò il linciaggio del 14enne Emmett Till

La donna nel 1955 è diventata nota alle cronache per avere accusato il ragazzino afroamericano di averle fatto delle avance: i due uomini responsabili, il marito e il cognato di lei, sono stati assolti.

È morta a 88 anni in Louisiana, negli Stati Uniti, Carolyn Bryant Donham, il cui nome è diventato noto nel 1955 per avere causato il linciaggio del 14enne Emmett Till. La donna, che allora aveva 21 anni, aveva accusato il ragazzino di averle fischiato, come segno di ammirazione, dopo averla vista in un negozio di alimentari, in Mississipi.

Questo gesto aveva spinto il marito e il cognato della donna, Roy Bryant e J.W. Milam, a organizzare una spedizione punitiva nei confronti di Till, rapito nottetempo mentre si trovava a casa dello zio (l’adolescente, che abitava a Chicago, si trovava in Mississipi proprio in visita al parente) e picchiato brutalmente, fino a provocargli la frattura di femore, polsi e cranio, emersi nell’autopsia effettuata a distanza di anni. I due uomini hanno anche sparato al ragazzino, prima di gettare il suo corpo nel fiume Tallahatchie.

Mamie Till, la mamma del giovane, che lo aveva cresciuto da sola, decise di lasciare la sua bara aperta il giorno del funerale, per mostrare lo scempio che i suoi due aguzzini erano stati capaci di compiere sul suo volto.

Determinante per risalire all’identità dei due uomini si era rivelata la testimonianza dello zio, che aveva assistito al rapimento. Nonostante questo, entrambi erano poi stati assolti nel corso del processo da una giuria composta solamente da persone bianche; l’esito del procedimento era tanto scontato che la madre di Till si rifiutò persino di presenziare alla lettura della sentenza. Anzi, questo aveva poi avuto conseguenze dirette sullo zio, costretto a lasciare il Mississipi e a trasferirsi a Chicago nel timore di rappresaglie nei suoi confronti. In quel periodo negli Stati Uniti, infatti, più di 4 mila tra donne e uomini neri erano stati vittime di linciaggi, tanto che molti sono stati impiccati agli alberi. I problemi maggiori si erano verificati proprio nel Mississipi, che si era trasformato in una sorta di capitale dei crimini dell’odio.

Tuttavia, la storia di Emmet Till ha avuto anche delle conseguenze proprio nella popolazione afroamericana, dando a suo modo il via alle proteste contro la segregazione razziale: fra i momenti più eclatanti ricordiamo il gesto di Rosa Parks, che il 1° settembre del 1955 si era rifiutata di cedere il suo posto sull’autobus a un bianco, rivelando poi alla madre di Emmet Till di avere pensato proprio al ragazzino in quell’occasione.

Solo pochi mesi dopo, nel gennaio 1956, Bryant e Milam si dichiararono colpevoli del crimine, consapevoli del fatto che non avrebbero più potuto essere incriminati. Nel 2007, parlando con lo storico Timothy B. Tyson, anche la 72enne Carolyn Bryant Donham ammise che Emmett Till non l’aveva molestata, asserendo di averlo detto anche al marito e al cognato. Le sue rivelazioni sono state rese pubbliche solo nel 2017, quando il libro è stato rilasciato.

Carolyn Bryant Donham, nonostante le accuse di rapimento e omicidio colposo rivolte contro di lei in una causa avviata nel 2004, non è stata  mai incriminata. Le prove sono state infatti ritenute insufficienti nel 2022 da parte della giuria del Missisipi.

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