La provocazione "Non una di meno" di Pro Vita è un affronto alle vittime dell’obiezione di coscienza

Fanno discutere i manifesti Pro Vita comparsi a Roma, che sfruttano lo slogan dell'associazione Non una di meno e la piaga dei femminicidi. "Agghiaccianti", li ha definiti Emanuela Droghei. "Attaccano la libertà delle donne e chi lotta contro la violenza di genere", afferma la Casa Internazionale delle Donne.

Pro Vita porta avanti la sua crociata facendo suo lo slogan di Non una di meno, con una campagna pubblicitaria che lascia sconcertati, visto che, neanche troppo implicitamente, attacca non solo l’associazione, ma anche tutte le vittime di femminicidio.

Sui furgoncini parcheggiati in pieno centro a Roma, piazza della Repubblica per la precisione, campeggia infatti la scritta “Non una di meno… Ma per davvero!”, su sfondo fucsia, che richiama, non a caso, il colore dell’associazione femminista internazionale citata, mentre l’immagine scelta ritrae una donna incinta con la camicia aperta proprio su l pancione. Lo slogan prosegue con la frase “Dalla parte di tutte le donne”, a includere, interpretando la fotografia, anche quelle che ancora devono nascere, visto il fiocco rosa che circonda il grembo.

“‘Non una di meno, ma per davvero…’? – scrive nella caption del suo post, che mostra proprio il furgoncino Pro Vita, la consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della segreteria nazionale del Partito Democratico Marta Bonafoni – Ma scherziamo? Perché le donne non vengono uccise ‘per davvero’ dagli uomini? Vergogna. Vergogna senza fine”.

È senza dubbio una scelta che può essere definita di pessimo gusto, quella dell’associazione Pro Vita e Famiglia, che per portare avanti la propria campagna stavolta ha scelto di toccare un nervo scoperto della società, quello dei femminicidi, una piaga sistemica e sistematica che dovrebbe unanimemente far indignare, e non essere usata per scopi di marketing. Dimostrando inoltre, ancora una volta, come non sia affatto vero il loro essere “da parte di tutte le donne”, dato che le politiche anti-scelta che promulgano rendono la vita complicata a moltissime donne.

Mentre in Francia l’aborto è appena diventato diritto costituzionale, il nostro Paese deve ancora fare i conti con un tasso di obiezione di coscienza che in alcuni ospedali tocca il 100%, con le discussioni sull’autonomia decisionale delle donne e con i continui tentativi di revisionismo della 194; ma se questo non fosse già sufficiente, ad aggiungersi al tutto ecco la scelta shock dei Pro Vita di fare appello alla violenza di genere per portare acqua al proprio mulino.

Una decisione che Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd definisce in una nota “agghiacciante”: “Chi li ha ideati [i manifesti, ndr.] ha equiparato il diritto delle donne ad autodeterminarsi ad un omicidio. Con l’avvicinarsi dell’8 marzo voglio ribadire che lotteremo con tutte le nostre forze contro il tentativo di far tornare una cultura retriva che prova a mettere in discussione i nostri diritti di donne”.

Provocazione inaccettabile anche per la Casa Internazionale delle Donne: “La violenza di Pro Vita torna ad attaccare non solo la libertà di scelta delle donne, ma anche chi lotta contro la violenza di genere. I loro manifesti alla vigilia dell’8 marzo sono una provocazione indecorosa. Queste sono le stesse realtà a cui la Regione Lazio e la destra del Paese strizzano l’occhio, per esempio quando con il bonus mamme, già ridicolo sul piano delle risorse messe a disposizione, si consiglia alle donne di rivolgersi ai loro sportelli. Ma il nostro sguardo è rivolto alla Francia e domani [oggi. ndr.] saremo in piazza anche per questo: rivendicare il diritto all’aborto e all’autodeterminazione”.

La Casa Internazionale delle Donne fa riferimento alla manifestazione che oggi, come anno in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, si svolgerà nella capitale, con partenza alle 10 da piazzale Ugo La Malfa e arrivo alle 14 a largo Bernardino da Feltre; manifestazione a cui sono attese circa 200 persone e che, come comunicato da Roma Mobilità, ha portato alla chiusura di diverse strade e alla deviazione dei mezzi di trasporto pubblici.

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