Valeria Bruni Tedeschi, in occasione dell’uscita del nuovo film Gli amori di Anaïs diretto da Charline Bourgeois-Tacquet e della sua candidatura al Festival di Cannes 2022 con Les Amandiers, si è raccontata in un’intervista mettendo in evidenza le difficoltà delle donne non sposate nell’adottare dei bambini.

Cerco di non essere totalmente fragile per interagire ed essere solida con i miei figli.”

Così Valeria Bruni Tedeschi apre il discorso sulle adozioni nell’intervista per il Corriere della Sera. L’attrice ha prima parlato della sua esperienza nella commedia romantica Gli amori di Anaïs uscita il 28 aprile, in cui interpreta la scrittrice Emilie e che parla delle difficoltà di un amore omosessuale. Ha proseguito raccontando della sua carriera di regista in Les Amandiers, per cui è stata selezionata alla 75° edizione del Festival di Cannes. E infine, le domande sugli ostacoli incontrati nell’essere madre e le differenze legislative tra Italia e Francia.

Nel nostro Paese, infatti, l’iter per adottare un bambino per una donna single è piuttosto complesso. Valeria Bruni Tedeschi ha adottato la sua prima figlia, Oumy, nel 2009, quando era ancora insieme al compagno e attore Louis Garrel. Nel 2014, dopo la fine della relazione con Garrel, ha adottato il suo secondo figlio, Noè. Durante l’intervista, l’attrice ha dichiarato:

In Francia è possibile, in Italia no. È una cosa misteriosa, perché qui una donna che non ha marito, compagno, che non è sposata non può avere un bambino? Io sto bene solo quando non sono lontana da loro. Tutto il resto gira intorno.”

Alla riflessione dell’attrice si era già recentemente unita anche la collega Claudia Gerini, che, con il desiderio di diventare madre per la terza volta, aveva deciso di esporsi a proposito della legislazione italiana, chiedendo che potesse essere resa possibile l’adozione anche per donne single.

Essendo single non posso chiedere un’adozione, ed è incredibilmente assurdo che in un Paese civile una donna che vuole dare amore a un bambino, che ha la disponibilità economica e spazio in casa, non possa farlo. Perché un bambino deve stare in un orfanotrofio anziché con una mamma che gli vuole bene? Vorrei tanto che si aprisse un caso: magari, se la battaglia la fa un’attrice, ha più eco.”

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